La riforma del Catasto “a invarianza di gettito” comporterà comunque un aumento delle tasse

Nelle dichiarazioni del governo doveva essere il Def per lo sviluppo e senza tasse. Ma nel documento varato, insieme al Piano nazionale delle riforme — scrive il Giornale — c’è altro. La rinuncia al tagli dell’Irpef, che era stata annunciata dallo stesso ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ai tempi di Matteo Renzi, impegni generici sulla riduzione del cuneo fiscale. Poi, soprattutto, la conferma di tutte le misure che sembravano scomparse. Gli aumenti per le accise e anche la riforma del Catasto. Ma andiamo con ordine. Accise, tutte confermate Nella manovra da 3,4 miliardi ci saranno tutte le misure annunciate. Quindi gli aumenti delle accise sui tabacchi, dell’imposizione sui giochi e interventi «volti a recuperare base imponibile e ad accrescere la fedeltà fiscale». Professionisti senza Iva: in sostanza, pagheranno l’Iva direttamente al fisco e non ai fornitori anche le società «controllate direttamente o indirettamente dallo Stato, di diritto o di fatto, le società controllate di diritto direttamente dagli enti pubblici territoriali» e addirittura tutte «le società quotate inserite nell’indice Ftse Mib della Borsa italiana». Torna il Catasto ma non mancano altre sorprese. La più rilevante è che nel Piano nazionale delle riforme rispunta la riforma del Catasto che era stata esclusa nelle fasi precedenti. La riclassificazione delle abitazioni che dovrebbe essere «a invarianza di gettito», ma che tutti considerano un aumento delle tasse. Sarà realizzata con il miglioramento della qualità delle banche dati e nella loro correlazione con i dati di mercato». Tempi duri per i proprietari, insomma. Anche quelli che affittano le seconde case ai turisti.

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